ndn 2020/21
REPORT PRIMA RESIDENZA PRESSO RESIDENZA IDRA, BRESCIA
IL TUTOR
DAVIDE CARNEVALI
La prima tappa del laboratorio è iniziata con una riflessione sul ruolo del teatro nella società contemporanea, analizzando le specificità del sistema italiano ed evidenziando le implicazioni etiche che il lavoro del drammaturgo porta con sé. A partire dalla responsabilità del creatore nel momento in cui produce un documento di cultura destinato allo spettatore, influenzando così la sua percezione del reale e la sua visione del mondo. I progetti di testo presentati ci hanno dato l’occasione di sviluppare il discorso nell’orizzonte del rapporto tra realtà e rappresentazione, cercando di capire, per ognuno degli autori, quale sia il miglior modo, la miglior forma, per veicolare determinati contenuti. L’eterogeneità delle proposte è stata in questo senso un valore aggiunto, nel permetterci di declinare il tema in differenti direzioni. Abbiamo proceduto con una lettura ad alta voce del materiale prodotto, e a ciascuno dei partecipanti è stato chiesto di evidenziare due caratteri positivi e uno negativo di ciascun testo. Da questi spunti è partita la discussione. Al termine di ogni lettura è stato inoltre proposto un esercizio intorno al testo, che tutti i partecipanti hanno svolto; questi esercizi sono stati il punto di avvio per il lavoro nella seconda giornata. La messa in comune degli esercizi ha apportato ulteriori temi di dibattito e ha fornito nuove idee agli autori, che nel pomeriggio hanno avuto occasione di tornare a lavorare sul proprio materiale, alla luce dei suggerimenti dei compagni. Parallelamente è stata svolta una sessione di tutoraggio one–to–one con ciascuno dei partecipanti, in modo da orientare l’autore, dissipare eventuali dubbi e consigliare letture o materiale audiovisuale che potessero contribuire, in quanto ispirazione, allo sviluppo del testo. Il terzo giorno si è tornato a mettere in comune il nuovo materiale prodotto e ci si è lasciati con la promessi di portare, per la residenza successiva, due nuove scene e una descrizione definita della trama e del discorso che giustifica la produzione del testo. L’ottima riuscita delle giornate è stata senz’altro favorita dall’ambiente di fiducia e stima reciproca che i ragazzi hanno saputo creare sin dal primo momento.
GLI AUTORI
FABIO PISANO
E’ iniziata una bella storia; il primo segmento di residenza con Davide Carnevali è stato utilissimo, per rimettere in discussione il proprio progetto, capirne i punti preziosi e quel che va rivisto o calibrato meglio; i compagni di viaggio sono drammaturghi e creativi di alto livello, e credo che la cosa più interessante sia stata il confronto attivo all’interno delle “storie degli altri”; la fiducia dello scambio, è la volontà di poter crescere. Il lavoro è proceduto leggendo, in condivisione, le prime pagine prodotte da ognuno dei cinque autori, cui è seguita una discussione sui personali punti di vista rispetto allo scritto presentato e al tema. Un confronto singolo, poi con Davide, per scendere nel particolare della propria intenzione drammaturgica, che ha ampliato ancor di più la possibilità di analisi e la direzione da seguire; per poi, lavorare di nuovo sul proprio scritto.
FABIO MARSON
Andare a Brescia per partecipare alla Residenza è stata per me innanzitutto l’opportunità di uscire da Roma per la prima volta dopo la quarantena. Ne sentivo il bisogno. L’impressione è stata ottima da subito: un gruppo eterogeno ma ben amalgamato, creativo, fertile di suggestioni e nuove idee. Avevamo tutti un’idea di teatro piuttosto diversa e ciò ha aiutato molto a creare contaminazioni e intriganti scambi di visione.
Il nostro tutor, Davide Carnevali, ci ha subito presi per mano per guidarci in quel groviglio di possibilità che ogni testo racchiude, aiutandoci a trovare la nostra strada senza mai imporci a, liberi di scovare e seguire ciò che volevamo raccontare. Era esattamente ciò che mi serviva, essendo il mio testo ancora un piccolo germoglio verde. Siamo ancora agli inizi ma già vedo tutto molto più chiaro: incredibile, dopo solo tre giorni di residenza. Sono tornato a Roma carico di nuove suggestioni, nuovi testi da leggere, tante interessanti possibilità di racconto, in primis sullo sviluppo dei miei personaggi che, dopo averci riflettuto e dopo averne parlato per bene, stanno ora crescendo sani, forti e veri. Il centro storico di Brescia, l’organizzazione della Residenza Idra, un’estate ancora mite e la bella atmosfera che si è creata tra noi finalisti hanno poi fatto il resto, contribuendo a gettare le basi di un’esperienza che non potrà far altro che dare luce a lavori sinceri e di sicuro valore.
JACOPO GIACOMONI
In questi primi tre giorni abbiamo discusso e criticato con molta sincerità i testi di ognuno. È capitato di parlare, in ordine sparso, di: la corsa dei tori a Pamplona, le tesi complottiste sull’allunaggio e i rettiliani, la responsabilità di un teatrante verso la società, le frequenze sonore dei versi delle balene, Messi e l’attuale condizione del Barcellona, American vandal, la corretta dicitura di ‘o cuopp, gli elettrodomestici di una volta, la composizione di un Pirlo, spettacoli bellissimi che non si è potuto vedere, termometri a infrarossi per la febbre, lumache, l’etimologia di Palestina, siti per scaricare drammaturgie tradotte in italiano, Buenos Aires.
RICCARDO TABILIO
La drammaturgia è un’arte solitaria: così la vuole uno stereotipo non del tutto infondato. Gli autori teatrali sono più come i poeti, gli scultori, i pittori che (paradosso!) come attori, registi, scenografi, i loro colleghi di palcoscenico. Il profilo del drammaturgo nell’immaginario collettivo è quello di un solitario un po’ ossessionato, in cerca d’illuminazione e in fuga dalle distrazioni. Un russo dell’Ottocento in una dacia isolata, il mondo fuori, lontano: il «drammaturgo».
Oltre che con facili controprove fattuali (la presa d’atto che oggi le cose sono diverse: la drammaturgia collettiva è diffusa; la drammaturgia consuntiva a partire dalla scrittura scenica è metodo di lavoro di molte compagnie; Dramaturgie è un termine familiare…), bisogna contrastare questa immagine di solitudine un po’ decadente con una presa di coscienza fondamentale: la scrittura teatrale oggi deve diventare una pratica condivisa, deve confrontarsi con il suo contesto. Perché deve adattarsi a un ecosistema mutato e mutevole – il contemporaneo – che la chiama ad essere il più possibile attuale. Fuori di esso non vive.
Il progetto NdN per come si rivela alla prima delle sue tappe – svoltasi nel magnifico Palazzo Mo.Ca. nel centro di Brescia, casa di IDRA – promette di essere ben consapevole di quest’urgenza. Un workshop di sviluppo drammaturgico pensato come una tavola rotonda di teste e sensibilità contemporanee. Una cosa preziosa.
MARCO GROSSI
La sensazione è che sia iniziato un bel viaggio, una di quelle esperienza che arrivano proprio quando ne hai bisogno e sono felice che, dopo le incertezze iniziali, si sia scelto di organizzare l’incontro in presenza. I bellissimi spazi della residenza I.Dra. ci hanno accolto per questa full immersion. Abbiamo conosciuto e condiviso i nostri progetti, letto i testi, parlato a lungo di possibili sviluppi, di storie e di idee. L’aspetto che mi ha convinto di più è proprio quello della condivisione dei progetti, è la prima volta che mi approccio alla scrittura in una situazione di gruppo e i vantaggi sono davvero innumerevoli. Anche da un suggerimento che non si condivide puó nascere una bella idea! In questo processo ho molto apprezzato il lavoro di tutoraggio fatto da Davide, sempre generoso e propositivo. Porto a casa tantissimi stimoli e suggerimenti da approfondire, soprattutto nel campo del teatro e della drammaturgia internazionale. A presto!
REPORT SECONDA RESIDENZA PRESSO RESIDENZA IDRA, BRESCIA
IL TUTOR
DAVIDE CARNEVALI
La seconda tappa del laboratorio è iniziata con un breve report da parte dei partecipanti sull’attività svolta durante i dieci giorni che sono intercorsi tra la prima e la seconda residenza, in cui ciascuno ha informato i compagni sulla direzione che sta prendendo il proprio lavoro. Ci siamo interrogati su come il testo si faccia mediatore di un rapporto che si stabilisce fra autore e spettatore; e siamo inevitabilmente finiti a parlare del ruolo da mediatrice tra autore e spettatore che conserva la critica, in particolare per quanto riguarda l’attenzione riservata all’aspetto drammaturgico nell’analisi di uno spettacolo. Questo ci è servito da spunto per affrontare il grande argomento del linguaggio.
Innanzitutto, in relazione alla retorica politica e allo stereotipo nelle narrazioni giornalistiche; poi, naturalmente, in relazione alla scrittura per il teatro: quale linguaggio usare per parlare dei temi di cui vogliamo parlare? Quale forma è più consona per veicolare determinati contenuti? In seguito, ogni partecipante ha proceduto alla lettura dei propri materiali, presentando le nuove scene ed esponendo le modifiche apportate a quelle già presentate durante la prima residenza. Il secondo giorno si è aperto con un dibattito su dramma e tragedia, e soprattutto sul potere delle narrazioni nell’influenzare la percezione del reale da parte dello spettatore. Abbiamo discusso approfonditamente della responsabilità etica che l’autore assume su di sé nel momento in cui, con la sua scrittura, decide di contrastare o riaffermare una determinata presa di posizione sullo status quo.
Nel pomeriggio gli autori hanno lavorato individualmente, intervenendo sul materiale prodotto a partire dai suggerimenti pervenuti loro dei compagni. Nello stesso, tempo, si è svolta una sessione di tutoraggio one–to–one con i partecipanti che lo hanno richiesto. Durante questa fase del lavoro gli autore hanno definito la struttura dell’opera, attraverso una sorta di scaletta che è stata messa in comune il terzo giorno. Prima di lasciarci con la promessa di ritrovarci con una prima bozza del testo completo a fine agosto, abbiamo dedicato tempo a riflettere sul senso del nostro lavoro di creatori, nel formare nel pubblico un determinato gusto per il teatro, che sia inteso come mezzo di riflessione e intrattenimento. Queste occasioni di discussione di gruppo si rivelano decisamente interessanti, e questo è dovuto soprattutto alla capacità di tutti i partecipanti di intervenire con apportazioni utili, ricche di spunti diversi proprio perché diversa è l’estrazione, il background e l’approccio alla pratica teatrale di ogni singolo.
GLI AUTORI
MARCO GROSSI
Si è conclusa anche la seconda fase di incontri, sempre presso la Residenza I.Dra, in quegli spazi che ormai hanno un po’ il sapore di casa. Siamo entrati nel vivo del lavoro, abbiamo affrontato tutti i dubbi e le incertezze legati ai diversi progetti. Ognuno ha avuto modo di esporli e analizzarli, confortato dal sostegno del gruppo e di Davide, che sono sempre stati molto generosi nel proporre soluzioni, idee e nuovi dubbi (santi dubbi, grazie di esistere). Porto a casa un prezioso fagotto di parole, immagini e suggestioni su cui riflettere e da cui sicuramente potrò trarre linfa utile a dare miglior corpo al mio progetto. Grazie a tutti e a presto.
RICCARDO TABILIO
Seconda tappa: sempre Brescia, sempre noi. La drammaturgia – dicevo nello scorso diario di bordo – non è più un’arte solitaria, ma è ancora certamente una disciplina estrema. Alpinistica. Ha tempi lunghi, da maratoneti (beati gli aforisti!) e, dato che è ambiziosa, impone a chi la pratica di seguire strade non battute, impervie. Gratifica di rado l’atleta durante il percorso, perché la fine – la cima – non è quasi mai visibile durante il processo creativo. Si procede alla cieca, si intentano strade che si rivelano sbagliate o impraticabili. Si torna indietro, ripetutamente, a volte al punto di partenza. La possibilità di confronto tra noi autori a metà della salita si è rivelata e si rivela importantissima. Anche se stiamo seguendo sentieri diversi, ci interessiamo agli altri percorsi come se fossero i nostri, ascoltiamo e proponiamo le nostre idee. La residenza si rivela un’occasione di scambio, oltre che con Davide, sempre lucido e accurato, anche tra noi autori.
E anche questa è una cosa preziosa.
FABIO PISANO
Il secondo step, la seconda residenza è stata, sulla scia della prima, molto fertile; si è proceduti col confronto tra noi cinque, insieme a Davide, sugli eventuali progressi o elucubrazioni circa il proprio processo creativo. C’è stato spazio per confrontarci, per discutere e per pensare. Sia collettivamente, che singolarmente. La scrittura è a buon punto, più o meno per tutti, e questa seconda residenza ha consolidato ancor di più la grande necessità di parlare del proprio lavoro con i colleghi, di poter far ascoltare e quindi ascoltare.
FABIO MARSON
Se la prima residenza è stata simile a un menu degustazione, in cui davanti ai nostri occhi hanno sfilato i vari sapori che i nostri testi avrebbero potuto offrire, la seconda residenza è stata decisamente una portata principale. Un bel primo piatto sostanzioso. Dopo aver saggiato le diverse possibilità ed essermi fatto un’idea del percorso che avrei potuto intraprendere con il mio racconto, in questi giorni mi sono sfregato le mani e ho iniziato a lavorare di scaletta, che è in assoluto il momento creativo che temo di più. Con il sostegno di Davide e dei miei compagni, ho perciò delineato i punti principali, gli snodi e i twist, rendendomi presto conto di nuove possibilità che se ne stavano acquattate tra le righe. Fossi stato da solo, sarebbe stato un problema: il rischio confusione era altissimo. Per fortuna ero in buona compagnia. Alla fine, dopo aver scritto e riscritto, qualcosa è venuto fuori: un piccolo burattino di legno che potrà presto camminare sulle proprie gambe e diventare un testo vero.
JACOPO GIACOMONI
Ci siamo rivisti dopo dieci giorni e abbiamo affrontato soprattutto questioni strutturali – che forma ha il nostro testo, come si bilanciano le scene, come si distribuiscono le informazioni – ma non ho mai avuto la sensazione di trattare materia inerte, di condividere e acquisire pacificamente “Tecniche per la corretta costruzione di una drammaturgia”. Abbiamo affrontato insieme le criticità di ogni lavoro ricordandoci sempre della responsabilità che comporta porre le basi di uno spettacolo teatrale. Non si è mai, insomma, discusso un come senza insieme discutere un perché. Ci siamo inoltrati nel grande cortocircuito della narrazione: raccontare – e rappresentare – gli eventi li modifica e li produce a sua volta; ogni narrazione utilizza stereotipi anche quando vuole contrastarli; non c’è innocenza nell’atto di narrare; non siamo inconsapevoli davanti alle conseguenze delle nostre narrazioni, caso mai conniventi.
REPORT terza RESIDENZA PRESSO
ILINXARIUM, INZAGO, MONZA BRIANZA
IL TUTOR
DAVIDE CARNEVALI
Dopo la fine della seconda tappa del laboratorio era stato chiesto a tutti i partecipanti di inviare la prima stesura del testo completo al tutor e ai colleghi entro il 20 di agosto. In questo modo tutti hanno avuto l’occasione di leggere i testi di tutti prima dell’inizio della terza tappa. Durante la lettura personale, ognuno si è annotato i punti forti e i punti deboli di ogni testo, riponendo particolare attenzione sugli aspetti più delicati individuati nelle tappe precedenti, che potevano risultare problematici in fase di redazione finale. Nella prima parte della prima giornata, ogni autore ha messo in campo questioni e dubbi da risolvere concernenti il suo proprio testo, chiedendo al tutor e ai colleghi di esprimere il proprio parere a riguardo. Inoltre abbiamo affrontato la questione del titolo, cercando di capire, per ogni opera, se fosse quello più adatto o se se ne potesse trovare uno migliore. Successivamente, abbiamo dedicato a ogni testo una mezza giornata di discussione: siamo partiti proprio dal tentativo di risolvere i dubbi messi in campo dall’autore e il proseguo della discussione è stato determinato dai commenti che tutor e colleghi si erano appuntati in fase di lettura personale. In alcuni casi, ove avesse senso, si è deciso di fare una lettura ad alta voce del testo, cosa che si è rivelata molto utile per quelle tipologie di dramma incentrate sull’avanzamento dell’azione, la costruzione del personaggio e l’andamento del dialogo. Gli autori hanno così avuto l’opportunità di verificare l’efficacia della propria strategia drammatica, in particolare rispetto alla dosificazione dell’informazione, l’atmosfera poetica e il ritmo dello scambio intersoggettivo. In altri casi la discussione si è concentrata più sugli aspetti formali e la loro relazione con il contenuto dell’opera, cercando di capire se andavano di pari passo e uno favorisse effettivamente l’altro. Ci siamo lasciati con l’obiettivo di apportare, nei giorni seguenti, le modifiche necessarie alla chiusura del testo: nella maggior parte dei casi, si tratta di piccole rifiniture; in altri, di tagli; in altri ancora, di riscrittura completa di alcune scene. In ogni caso il risultato dei lavori può essere ritenuto estremamente positivo, così come l’attitudine dei partecipanti.
GLI AUTORI
MARCO GROSSI
Con la terza residenza a Inzago termina il percorso condiviso di creazione drammaturgica. Abbiamo avuto modo di leggere in anticipo le bozze, che iniziano a essere corpose e abbiamo potuto così dedicare dei focus molto approfonditi ad ogni progetto. Nel mio caso posso dire che ho trovato molto utile leggere il testo per intero, soffermandoci ad analizzarne i punti di forza e di debolezza. E’ stata molto interessante anche la chiacchierata sui titoli, il titolo ha un’importanza fondamentale e, nel mio caso, sento che non corrisponde più ai nuovi sviluppi drammaturgici, per cui resta ancora un’ affascinante incognita da svelare. Siamo alla fine e alla fine si fanno i bilanci, posso dire che è stata un’esperienza davvero gratificante, una bolla d’aria fresca e rigenerante che ho respirato a pieni polmoni. Ringrazio Davide e tutti i drammaturghi per gli spunti, le critiche, i suggerimenti, ma soprattutto per l’attenzione che è stata dedicata a ogni progetto. Sono ansioso di leggere le stesure definitive di tutti i testi!
RICCARDO TABILIO
Si conclude il terzo e ultimo momento insieme, in cui abbiamo condiviso le nostre prime stesure. Nel corso delle residenze si è creato un gruppo: interesse da parte di noi autori a leggere gli sviluppi dell’uno e dell’altro progetto. Leggere e leggersi a vicenda è uno strumento di sviluppo critico personale: nella lettura di altri testi – specialmente se osservati nelle loro fasi di crescita, cosa rara – si trovano punti di riferimento per il proprio lavoro, spunti a cui ispirarsi e da cui distanziarsi, e occasioni per chiarire a se stessi le proprie idee, per formularle in forma d’argomenti. Scambiandoci qualche parola con i colleghi a margine delle sessioni di lavoro, davanti a una birra nella sera di Inzago, commentiamo la bizzarra situazione in cui siamo: appassionati, interessati allo sviluppo del lavoro degli altri che ci siamo presi a cuore, eppure in competizione. Ci sembra ironico: e ci dispiace.
FABIO PISANO
Il terzo e ultimo passaggio in residenza è stato il passaggio della “resa dei conti”; abbiamo “reso” il testo, finito, ci siamo confrontati con Davide sulle criticità e su eventuali modifiche da approntare; il processo ultimo, seppur diverso dai precedenti, meno creativo ma più “cesellante”, è forse addirittura il più necessario, perché spesso quando si termina un testo, si dà per bello che chiuso, mentre un confronto aperto con tutti i compagni di viaggio, rende al lavoro quella oggettività che di tanto in tanto può mancare. Infine, ma non alla fine, sono grato ai miei compagni di viaggio, perché l’affiatamento e la sintonia creatasi, ha regalato alla residenza quella perfezione che non sempre si trova, nei luoghi di lavoro e di creazione. Grazie, I.DRA.
FABIO MARSON
Terzo atto, resa dei conti, nodi al pettine, ultimo tango: in questi giorni a Inzago abbiamo affondato le mani nei testi completi, le prime stesure partorite dopo le lunghe e proficue riflessioni delle sessioni precedenti. E’ un passaggio delicato e doloroso, perché si lavora non più su idee e suggestioni, ma su parole scritte, ponderate e scelte. Nonostante ciò, il lavoro è stato utile: ho scoperto di aver scritto troppo e di aver preso male qualche curva, fortunatamente a di grave, guaribile in tempo per la data di consegna. Separarsi è un problema un po’ per tutti e quest’ultima sessione portava con sé, oltre a qualche zanzara, anche il sapore amaro dei saluti; rimangono indelebili i momenti più belli, i consigli utili dai quali ho imparato tanto e, soprattutto, la voglia di scrivere ancora. Grazie a tutti!
JACOPO GIACOMONI
A Inzago arriviamo con dei testi quasi finiti, che in poche annotazioni si trasformano nella mente dell’autore in bozze appena accennate. Testi che ancora cercano un titolo, che hanno bisogno di tagli, che hanno bisogno di aggiunte, che hanno ribaltato le premesse iniziali, che cercano il finale che non sapevano di apparecchiare, che, come ogni scritto, si allontanano dalla perfezione mano a mano che si avvicinano al loro completamento. Nonostante la scadenza incalzi e la competizione inevitabilmente si affacci, abbiamo trattato ogni materiale in maniera onesta e, per fortuna, spietata: pareri, elogi e critiche sono stati sinceri e al contempo calibrati rispetto al lungo percorso di ciascun testo. I lavori si stanno definendo al meglio dentro lo stile e le tematiche di ciascuno di noi e, se c’è una cosa certa al termine di quest’ultima residenza, è che il vincitore avrà un ulteriore motivo di orgoglio sapendo di aver gareggiato con quattro colleghi di grande valore.
ndn 2018/19
REPORT PRIMA RESIDENZA PRESSO zo, RETABLO, CATANIA
IL TUTOR
FRANCESCO NICCOLINI
La prima fase del laboratorio ha visto coinvolti a Catania, nello splendido spazio di Zo Culture, solo quattro dei cinque finalisti, causa malattia di Michele Ruol. Questo ha permesso di concentrarci su Gaetano Bruno, Nicolò Polesello, Massimo Donati e Marco Morana. Tre opere di teatro drammatico e un monologo che però non è una narrazione ma un autentico monologo. sorprendentemente, mi sono trovato di fronte a molte storie di madri e figli e/o storie d’amore, declinate in modi diversissimi tra loro.
Ci siamo fatti “compagnia teatrale” e a tavolino abbiamo letto i testi dividendoci i personaggi. Dalle letture ne sono scaturite lunghe e fertili discussioni (con prosecuzioni serali extra laboratorio) che hanno spinto tutti gli autori a ripensare parti ampie delle loro drammaturgie. La richiesta era applicare criteri di sincerità e generosità e credo che nessuno si sia risparmiato né sia rimasto deluso dell’apporto reciproco, sempre con grande allegria e profondo rispetto. Con un occhio al teatro e uno al cinema (forse sono stati citati più film che opere teatrali di riferimento), e con l’orecchio intento a smontare le cadute letterarie in nome di una oralità sempre più forte e credibile, sono stati sviluppati nuovi finali, trame alternative e letture possibili, sono stati tagliati rami interi e personaggi, che – spero – verranno rimpiazzati in tempo per la seconda tappa, ad Avigliana. Catania e Zo Culture si sono dimostrate molto ospitali, ideali per ospitare una parte del percorso. Con Michele Ruol ho cercato di recuperare, parzialmente, con lunga e reciprocamente appassionata conferenza su Skype. Ne riparleremo meglio dopo la tappa piemontese.
GLI AUTORI
MARCO MORANA
La residenza di Catania ha confermato la mia impressione iniziale, e cioè che il progetto NDN è fondamentale per la crescita di una nuova generazione di drammaturghi italiani. Guidati da Francesco, noi autori abbiamo parlato appassionatamente dei testi, mettendo in discussione le nostre scelte con grande spirito critico. Un altro aspetto importante è stato quello della connessione con il territorio. Turi ci ha aiutati a conoscere la storia teatrale di questa città che non conoscevo. La scelta di lavorare presso il Centro Culture Contemporanee ZO, luogo emblematico di una realtà interessante come quella catanese, è stata giustissima.
MICHELE RUOL
Anche se mi sono ammalato proprio nei giorni della prima residenza, il direttivo e Francesco Niccolini sono stati molto disponibili nel venirmi incontro. Siamo così riusciti a lavorare sul testo a distanza: il lavoro per me è stato utilissimo, Francesco è stato spietato nell’evidenziare tutti i limiti del testo nella sua prima stesura. Ora mi preparo per la seconda residenza con la consapevolezza di avere un testo da mettere completamente in discussione, tanto lavoro da recuperare, e ancora più entusiasmo.
MASSIMO DONATI
L’accoglienza a Catania è stata ottima. Lo spazio messo a nostra disposizione a mio avviso ha consentito di lavorare continuativamente e profondamente ai testi. Sembra un dettaglio ma, lavorare in uno spazio silenzioso e accanto avere un bar-ristorante nella stessa struttura, a nostra disposizione per i pasti, per esempio, ha sicuramente consentito di lavorare sempre, senza perdite di tempo. Anche la disponibilità di Salvatore Zinna e dei suoi collaboratori ha certo aiutato, fino alle piccole cose, dalle stampe cartacee ai biglietti aerei, che però consentono di non avere questioni pratiche da sbrogliare. Oltre alla simpatia e cordialità, e il tempo dedicato a chiacchierare con noi, nei momenti conviviali.
Il lavoro con Niccolini è stato serio e puntuale su ogni testo, in un doppio ruolo: quello di insegnante che ti passa sensibilità al testo e attenzioni ampie, per il futuro, sia di script doctor, che ti mostra le criticità di quello che hai in mano, spingendoti a mettere meglio a fuoco, nell’ottica di arrivare, anche cambiando tanto, a un testo migliore. E poi mi sembra importantissimo il clima sereno del gruppo di “corsisti”, umanamente molto gratificante, nel quale tutti hanno messo del loro per migliorare il testo altrui, e poi a turno ascoltando gli altri, sul proprio testo.
GAETANO BRUNO
Abbiamo lavorato al centro ZO di Catania. Conoscevo già l’accoglienza della città e delle persone che lavorano a Zo, tutte squisite e disponibili. Salvatore Zinna, responsabile della compagnia Retablo di Catania e partner del progetto NdN, è stato molto presente nell’ accoglierci e mettersi a disposizione per ogni nostra esigenza. Il gruppo di lavoro è stato diretto dal drammaturgo Francesco Niccolini, attento nell’individuare in ogni testo pregi e limiti su cui continuare a ragionare. Noi tutti abbiamo letto i rispettivi scritti e in un clima di totale libertà abbiamo esternato le nostre osservazioni. C’è stato il tempo per tutto, lavorare, studiare, ridere, divertirci.
NICCOLO’ POLESELLO
Mi impadronisco di queste poche righe per condividere due pensieri su questa esperienza.
Il primo lo dedico ai miei compagni di viaggio: Massimo, Marco, Michele, Gaetano e Francesco che con le loro parole e le loro storie sono stati in grado di farmi ricordare il motivo per il quale non potrò mai smettere di amare il teatro in ogni sua forma. Il secondo va a tutte queste realtà che ci hanno ospitato sino ad ora: Residenza Idra, RETablo a Catania e la “Piccola Compagnia della Magnolia” qui ad Avigliana.
Appaiono ai miei occhi come degli strani eroi, solo qualche volta in costume, che lottano costantemente perché quest’arte, troppo spesso bistrattata e svilita, conservi la dignità indispensabile per rifiorire di continuo. Vedere il proprio testo crescere e mutare in un contributo collettivo, grazie a un confronto costante e sincero è un’esperienza meravigliosa e a spesso commovente. Questo incontro, come molte belle storie, accade in un momento particolare della mia vita. E’ quello in cui è maturata in me la decisione, amara ma consapevole, di mettere da parte questo mondo per concentrarmi su altre strade che con le luci del palcoscenico, la sua magia e i suoi scricchiolii hanno ben poco a che vedere. Tutto mi appare quindi come un regalo di arrivederci. Come un’amante con cui hai litigato che ti sorprende alle spalle in un abbraccio, ricordandoti che niente sarà mai dimenticato. E sono queste le ragioni che mi fanno attendere con un sorriso celato la prossima tappa del
viaggio.
REPORT SECONDA RESIDENZA PRESSO IL PICCOLO TEATRO DELLA MAGNOLIA, AVIGLIANA, TORINO
IL TUTOR
FRANCESCO NICCOLINI
Da Catania ad Avigliana e a Torino. Il clima (non meteorologico) resta lo stesso: sale a bordo Michele Ruol che aveva saltato la prima tappa per malattia e si inserisce senza nessun problema nella squadra, dove – per fortuna – non si respira nessuna competizione reciproca: tutti al lavoro per migliorare il lavoro di ognuno.
Il metodo resta invariato: si parte leggendo i testi a tavolino come una vera compagnia teatrale. L’autore dà le parti e tutti si mettono a disposizione. Cerchiamo punti critici, contraddizioni, problemi scenici (che guaio le transizioni e i doppi ruoli…) e cerchiamo soluzioni. Tutti insieme, come se tutti fossero autori dei cinque testi e questa mi sembra già una vittoria e una grande prova di maturità e generosità. Ogni lavoro mostra evidenti segni di messa a fuoco (da Catania molti “rami secchi” sono saltati), ma altrettanto evidente è la necessità di continuare il lavoro di correzione e crescita. Si moltiplicano le ipotesi di nuove soluzioni drammaturgiche, e pure le sorprese. Le discussioni vanno avanti fino a sera, comprese molte indicazioni bibliografiche sul teatro contemporaneo, letteratura, saggistica e cinema. Troviamo il tempo anche per due vivaci discussioni: la prima sulla relazione tra drammaturgo e regista, l’altra sull’io narrante e sui monologhi.
Il tempo vola. Ci salutiamo già pronti per Mondaino dove – si spera – che vivere e lavorare nello stesso luogo e, per di più, nel bosco, permetta a ogni autore la messa a punto finale.
GLI AUTORI
MARCO MORANA
In questa seconda tappa, noi autori abbiamo messo alla prova le nuove stesure dei testi. Ospiti della Piccola Compagnia della Magnolia, questa volta siamo andati ancora più a fondo, cercando di trovare dei riferimenti e delle possibilità concrete di sviluppo. Il confronto e lo scambio con Francesco e gli altri membri del gruppo è stato continuo e generoso.
MICHELE RUOL
Avigliana è un piccolo gioiello, arroccato tra laghi e montagne, e l’ospitalità della Piccola Compagnia della Magnolia è stata fantastica. Il lavoro con Francesco e gli altri è stato molto stimolante: sono stati giorni di costante confronto alla pari. È stato bello vedere come questo scambio sincero e appassionato spesso proseguisse oltre le ore di laboratorio e si infilasse tra cene, camminate e viaggi in treno. Porto a casa nuovi stimoli, nuove sfide e soprattutto nuovi punti di partenza.
NICCOLO’ POLESELLO
Mi impadronisco di queste poche righe per condividere due pensieri su questa esperienza. Il primo lo dedico ai miei compagni di viaggio: Massimo, Marco, Michele, Gaetano e Francesco che con le loro parole e le loro storie sono stati in grado di farmi ricordare il motivo per il quale non potrò mai smettere di amare il teatro in ogni sua forma. Il secondo va a tutte queste realtà che ci hanno ospitato sino ad ora: Residenza Idra, RETablo a Catania e la “Piccola Compagnia della Magnolia” qui ad Avigliana. Appaiono ai miei occhi come degli strani eroi, solo qualche volta in costume, che lottano costantemente perché quest’arte, troppo spesso bistrattata e svilita, conservi la dignità indispensabile per rifiorire di continuo. Vedere il proprio testo crescere e mutare in un contributo collettivo, grazie a un confronto costante e sincero è un’esperienza meravigliosa e a spesso commovente. Questo incontro, come molte belle storie, accade in un momento particolare della mia vita. E’ quello in cui è maturata in me la decisione, amara ma consapevole, di mettere da parte questo mondo per concentrarmi su altre strade che con le luci del palcoscenico, la sua magia e i suoi scricchiolii hanno ben poco a che vedere. Tutto mi appare quindi come un regalo di arrivederci. Come un’amante con cui hai litigato che ti sorprende alle spalle in un abbraccio, ricordandoti che niente sarà mai dimenticato. E sono queste le ragioni che mi fanno attendere con un sorriso celato la prossima tappa del viaggio.
GAETANO BRUNO
In questa tappa di Avigliana, organizzata dalla piccola compagnia della magnolia, abbiamo approfondito il nostro lavoro continuando a mettere in discussione i nostri scritti con profonda sincerità. evviva!
MASSIMO DONATI
Il mio bilancio della residenza tenutasi a Avigliana, presso le strutture e con la collaborazione de La Piccola Compagnia della Magnolia, è sicuramente positivo. Lo spazio a nostra disposizione ci ha offerto tutto il necessario per svolgere al meglio i lavori previsti. Con Niccolini è proseguita la rielaborazione dei testi, anche grazie ai consigli e alle osservazioni dei colleghi in residenza, mirando a far emergere le criticità in un clima sereno e costruttivo, dove si è sicuramente consolidato un affiatamento. Inoltre l’incontro e la conoscenza dei membri della compagnia della Magnolia, la loro presenza affettuosa nelle ore di lavoro e nei momenti più conviviali, ha aggiunto all’esperienza aviglianese un uno spessore imprevisti. Un grazie anche alle persone che ci hanno ospitato nei loro appartamenti.
REPORT TERZA RESIDENZA PRESSO L’ARBORETO, mondaino, rimini
IL TUTOR
FRANCESCO NICCOLINI
I cinque giorni all’Arboreto hanno concluso il percorso a tappe del bando di NdN.
I cinque finalisti, dopo Catania e Torino/Avigliana, si sono messi al lavoro a Mondaino a velocità e intensità raddoppiata: a differenza delle prime due tappe, siamo riusciti a fare un doppio giro di scrittura/lettura dei testi. Grazie alla determinazione di tutti e alla grande concentrazione che si può vivere all’Arboreto: nessuna perdita di tempo per trasferimenti, nessuna distrazione. Solo bosco, teatro e foresteria. I testi escono dalla terza residenza molto rafforzati, quasi tutti pronti per gli ultimissimi ritocchi e la confezione finale. Mi rende felice la consapevolezza della maturazione di questi lavori e che le visioni più belle sono maturate nel verde di questo teatro senza pari.
Mi rende felice la coesione dei cinque finalisti, il loro divertimento, lo scambio, la lucidità e la determinazione. Ora gli ultimi quindici giorni prima della consegna e appuntamento a Milano il 26 giugno.
Due note rispetto all’idea di residenza all’Arboreto.
Un posto fantastico dove abbiamo potuto lavorare con la massima concentrazione e dove, finalmente, ho potutto sbizzarirrimi in cucina. Mi piace cucinare. Avrei voluto fare anche il pane, ma il tempo mancava. Peccato.
Infine una parola per i padroni di casa: Fabio, Margherita, Gloria, Patrizia. Preziosissimi, gentili, sorridenti. A Fabio Biondi mi lega un’amicizia e una stima ventennale. E’ bello ritrovarsi a parlar di teatro e di bosco senza essersene mai stancati, più innamorati – sia del teatro che del bosco – che mai.
GLI AUTORI
GAETANO BRUNO
E’ stato un grande privilegio poter concludere l’ultima tappa di ndn all’arboreto di Mondaino. Sono stati giorni importanti per andare ancora più fondo nei rispettivi testi, trovando anche il tempo di scrivere sulla base di una prima lettura fatta nei primi 3 dei 5 gg totali che abbiamo avuto a disposizione.
Immersi in questa natura stupenda abbiamo lavorato, scoperto le doti culinarie di Francesco Niccolini e passeggiato lungo i sentieri del bosco di fronte casa. Fabio biondi e la sua crew ci hanno fatto sentire a casa. Grazie mille.
MARCO MORANA
La residenza all’Arboreto è stata l’ultima del progetto, e forse quella più intensa. Il fatto di non doverci spostare per raggiungere il luogo di lavoro, di essere completamente isolati da possibili distrazioni ci ha permesso di lavorare di più. Non conoscevo il Teatro Dimora, mi sembra un posto prezioso, che fortunatamente riesce a sopravvivere nel tempo, dando la possibilità agli artisti di rifugiarsi ogni tanto per fare i conti con il proprio lavoro.
MICHELE RUOL
L’arboreto è un teatro in mezzo al bosco, e non può che essere un posto incredibile. Questa è stata l’ultima residenza, quella in cui i testi devono andare a posto, e ci si deve salutare. È stato bello avere del tempo in più, per poter riflettere, mettere in discussione, provare a riscrivere, gustare i piatti del Niccolini. Tra una decina di giorni dovrò consegnare il testo nella sua versione definitiva, ma sono sicuro che se ci fosse una nuova residenza cambierebbe ancora. È faticoso, ma è il bello di questo lavoro.
MASSIMO DONATI
L’ultima residenza all’Arboreto di Mondaino è stata davvero una bella esperienza. In primis umana. La possibilità di vivere, nella terza tappa del percorso, nello stesso edificio, in mezzo al verde e alle colline, con il teatro a pochi passi, ha sicuramente aiutato il gruppo a consolidare amicizie e scambi, ad avere un maggior numero di momenti di gruppo informali, dove abbiamo sviluppato idee sui testi, ma non solo. Oltre a numerose ore al tavolo, a discutere i lavori. Personalmente, dal punto di vista della rielaborazione del mio progetto, mi porto a casa molte sollecitazioni e analisi davvero utili, anche grazie al clima informale e collaborativo instaurato fin dalla prima residenza da Francesco.
NICOLO’ POLESELLO
Mondaino è bella ma non ci vivrei!” – Disse il Veneziano. Tuttavia, egli lo diceva soltanto perché i Veneziani hanno ben poca confidenza con i cinghiali e, uscire la sera per fumare una sigaretta, significava affrontare tutti gli inquietanti fruscii provenienti dal buio sottobosco che circonda il meraviglioso complesso dell’Arboreto. Una casa accogliente e un teatro di grande bellezza immersi nella verde quiete primaverile, accompagnati da siepi di rosmarino e da un piccolo stagno zeppo di rane chiassose, ricreano il luogo ideale per entrare in contatto con il lavoro artistico – nonostante l’assenza imperdonabile di Gondole e turisti.
Sebbene in questa sessione il mio testo si sia scontrato con l’inarrestabile necessità di passare dal “tavolino” al palcoscenico, tappa che reputo fondamentale per l’evoluzione delle mie storie e per indagare dinamiche che mai sarò in grado di decidere soltanto con la testa, non posso che elogiare ancora una volta la bellezza del progetto e del rapporto che si è creato con i miei colleghi.
E’ stato davvero un privilegio far parte di questo gruppo e non ho altro da aggiungere se non: grazie.
NDN 2016/17
Report prima residenza presso il Teatro di Avigliana, torino
IL TUTOR
MASSIMO SGORBANI
Nel primo incontro con i cinque drammaturghi, abbiamo affrontato in via preliminare e generale alcune questioni. Tenendo conto che tre dei cinque testi trattavano – sia pure in modi diversi – temi di attualità, ci siamo chiesti in cosa consista la specificità del linguaggio drammaturgico ritenendo che non possa esaurirsi nell’esposizione di fatti di cronaca “tradotti” in forme dialogate o monologanti. In altre parole ci siamo chiesti in cosa consista la differenza tra resoconto e racconto, e come proprio nelle forme del “racconto” la scrittura per il teatro assolva un compito specifico che va al di là della semplice informazione. Personalmente ho osservato che nel passato alcune forme di drammaturgia hanno realizzato la loro “contemporaneità” senza portare necessariamente in scena argomenti di attualità, ed elaborando, piuttosto, innovazioni sul piano del linguaggio. Nella successiva analisi dei singoli testi, ho ritenuto utile che ne fosse data lettura ad alta voce e che ciascuno dei partecipanti riferisse le proprie impressioni su quel che i loro colleghi avevano scritto. A seconda dei casi, abbiamo osservato dove alcuni testi potessero emanciparsi da una forma troppo letteraria e trovarne una più specificamente drammaturgica. O, viceversa, dove altri testi, nati da una “scrittura di scena”, potessero puntualizzare – senza diventare didascalici – i fatti che lo avevano ispirato. Per altri testi ancora, che presentavano una forma più compiuta, abbiamo considerato come alcune scelte stilistiche, forti e convincenti, potessero svilupparsi con ulteriore efficacia o, addirittura, a generare un “testo parallelo” che portasse alla luce gli aspetti dei personaggi volutamente messi in ombra dal corto circuito della comunicazione scelto dall’autore. Per finire ho indicato ai partecipanti alcuni riferimenti bibliografici che mi sembravano utili per l’elaborazione dei testi. Tra questi, brevi saggi su Pirandello (sul rapporto tra soggetto e maschera) e anche uno su Lacan e lo stadio dello specchio, dove si inizia a tematizzare il soggetto come costruzione dell’immaginario. Ottima la cucina locale, che tutti abbiamo apprezzato e consumato in abbondanza.
GLI AUTORI
LUCIANO MODICA
Per quanto mi riguarda l’esperienza è stata certamente molto proficua e divertente. Ho molto apprezzato l’approccio al testo di Massimo, che non è mai stato didattico, ma viceversa teso a stimolare la riflessione da parte dell’intero gruppo. Personalmente ritengo mi sia stato molto utile al fine di comprendere alcune carenze drammaturgiche conseguenti ad “un’eccessiva” letterarietà del testo. Massimo, con esempi molto efficaci, mi ha chiarito come coniugare la letterarietà con la drammaturgia, senza mortificare la prima ma valorizzandola in un’ottica di messa in scena. Benissimo anche l’accoglienza da parte dei simpaticissimi padroni di casa, Giorgia e Davide, della Piccola Compagnia della Magnolia. In ultimo, anche con il gruppo dei cinque selezionati credo si sia creata una buona intesa e un clima di solidale condivisione dei rispettivi lavori. Che dire…complimenti!
SOFIA BOLOGNINI
ODISSEAPUNTOZERO è approdata in residenza come una raccolta di appunti poco masticati. L’approccio dialogico al lavoro mi ha consentito di sviscerare nel profondo la vera natura di ciò che avevo intenzione di scrivere, o di ciò che avrei dovuto già scrivere se avessi avuto maggiore coraggio. ODISSEAPUNTOZERO nasce dunque proprio a Torino, o forse si rivela davvero per la prima volta ai miei occhi. Il lavoro per me inizia adesso. Il percorso è sempre pieno di rischi. Disciplina e attivismo: due attitudini inutili se la narrazione non attraversa lo stomaco prima di arrivare alla pagina bianca. Il primo appuntamento di residenza è stato per me proprio sentire il tonfo di qualcosa che finalmente mi precipitava nelle viscere.
GRETA CAPPELLETTI
Ho trovato Massimiliano Sgorbani di una sincerità disarmante. Il metodo di lavoro lo si è cercato di volta in volta. Non sono stati incontri frontali e formali sono stati un traffico di interrogativi e fragilità. Cibo e convivialità ottimi, a tratti pesantezza, a tratti sonnolenza. Deficit di concentrazione in agguato, meglio fare meno pause. E’ sempre delizioso tornare a Torino.
CAMILLA MATTIUZZO
L’esperienza ad Avigliana è stata decisamente interessante. Massimo ci ha dato l’opportunità e gli strumenti per andare a fondo sui nostri testi, ne ha colto le potenzialità e i rischi con una lucidità davvero acuta. L’incontro con gli altri drammaturghi è stato altrettanto interessante. Si è creato da subito un affiatamento tale da farci dimenticare la competizione. Ognuno ha proposto suggerimenti e spunti utili per il lavoro degli altri. Giorgia e Davide impeccabili. Magnà e beve a volontà!
Report residenza presso l’Arboreto, mondaino, rimini
IL TUTOR
MASSIMO SGORBANI
Nella seconda tappa del nostro lavoro abbiamo, ovviamente, continuato a sviluppare i testi seguendo quel che avevamo concordato alla fine del primo incontro. Prezioso è stato il contributo di Carolina Balucani, che ad Avignana non aveva potuto raggiungerci. Oltre che autrice di uno dei testi, Carolina è una (bravissima) attrice e si è prestata a leggere anche agli scritti dei suoi colleghi. Questo ci ha consentito di verificare l’efficacia di quanto, pur funzionando sulla carta, rivelava difetti o possibilità di perfezionamento una volta “messo in voce”. Quindi grazie a Carolina e alla sua disponibilità. Tutti i testi, in misure diverse, hanno fatto un percorso di evoluzione, alcuni nella precisazione della struttura drammaturgica, altri nell’individuazione di varianti narrative, altri ancora nell’affinamento del linguaggio teatrale. Epica e travagliata è stata la ricerca dell’agriturismo “Il Puledro”, ma di questo conto sia già riferito diffusamente.
GLI AUTORI
LUCIANO MODICA
La dimora dell’Arboreto è un posto magico e bellissimo. Personalmente, anche se mi sono trattenuto poco, sono stato benissimo. Il lavoro, grazie agli attenti rilievi di Massimo, si è rivelato molto proficuo e credo che pian piano il testo stia prendendo la sua forma definitiva e compiuta. Personalmente, ritengo che quest’esperienza sia stia rivelando utilissima, direi fondamentale, nel portare la mia scrittura dalla carta alla scena, dalla narrativa al teatro. Grazie a Massimo, ai miei compagni di viaggio e a tutti voi di Ndn.
CAROLINA BALUCANI
Il secondo incontro con gli altri drammaturghi e con l’autore Massimo Sgorbani è servito a me e Matteo per confrontarci con Sgorbani su una ipotetica scaletta del testo.
Come dire, ad un certo punto del lavoro era necessario cominciare a poter descrivere la storia che stiamo raccontando tramite una successione di frasi brevi ed attive corrispondenti alle situazioni sceniche su cui io e Matteo stiamo lavorando. Con i consigli del tutor ci sentiamo più tranquilli, perché per il tipo di scrittura che pratichiamo il momento in cui dai frammenti di testo si passa alla elaborazione di una specie di contenitore che ne descriva la portata di senso, è fondamentale ed avviene quando il lavoro è già ad uno stadio avanzato.
Tradotto : scopriamo la storia a posteriori, non la inventiamo a priori. Il lavoro scenico è ora più chiaramente direzionato più concreto più vicino all’essenza. La residenza è stata piacevole, è stato interessante conoscere gli altri drammaturghi e l’Arboreto è veramente un luogo splendido. Invio sinceri complimenti all’organizzazione di Mondaino, non avevo mai visto una residenza per artisti tenuta con la medesima cura.
CAMILLA MATTIUZZO
La seconda residenza NdN all’Arboreto è stata utilissima. In primis la location è incredibile, un po’ difficile da raggiungere ma assolutamente da vedere. Il teatro è uno spazio moderno e funzionale, davvero molto molto bello, immerso nella natura fra sentieri e radure incontaminati. Il confronto con Massimo e gli altri partecipanti, come la volta precedente, è andato davvero molto bene e si è rivelato, ai fini del lavoro sul testo, molto importante, essendo giunti ormai ad una fase di lavoro avanzata. Il desco è stato anche questa volta molto soddisfacente, presso la nota e irrinunciabile osteria “Il Puledro”.
GRETA CAPPELLETTI
La residenza all’Arboreto è stata magica, un posto splendido davvero. Personalmente è stato un incontro che ha aggiunto molto al mio testo, il confronto con Massimo mi ha aperto gli occhi, che ormai stavano a mezz’asta, su un possibile rivolgimento finale. Buonissimo il cibo, come sempre.
SOFIA BOLOGNINI
Il percorso NdN mi sta regalando quello che un artista brama di più: un tempo lungo, un tempo comodo di gestazione creativa, in cui affondare le radici solide di una vera ricerca artistica. In nome di questo grande merito trovo ingiusta una consegna a metà percorso, annunciata peraltro in clamoroso ritardo. Naturalmente avrei potuto concludere o comunque dare corpo al mio lavoro in dieci giorni se lo avessi voluto. Ho deciso invece di rispettare i tempi del mio percorso creativo, di prendere sul serio le considerazioni molto interessanti che sono state fatte sul mio testo durante il nostro ultimo incontro, e darmi il tempo di capire quale strada intraprendere da qui a Gennaio. L’Arboreto è stato per me una tappa decisiva. Grazie alle giornate trascorse in questo luogo meraviglioso ho chiara la struttura del mio lavoro. Devo soltanto sperimentare e decidere qual è la forma più adatta per concretizzarlo. Vivere a stretto contatto con i miei compagni e le mie compagne di ricerca è stato infinitamente arricchente. Li ringrazio tutti e tutte. Assieme a Sgorbani, il loro apporto di considerazioni sul mio testo è stato di fondamentale rilevanza artistica e umana. RISPOSTA A SOFIA: Dato che NdN, per sua natura, da più importanza al processo che al risultato, è chiaro che tutti i testi rimangono accessibili agli organizzatori del progetto in qualsiasi momento. Di certo, gli organizzatori si premurano di proteggere questi testi, in qualsiasi forma essi siano, e di non farli circolare se non all’interno del circuito.
Report residenza presso Ilinxarium, inzago, monza brianza
IL TUTOR
MASSIMO SGORBANI
Nell’ultima tappa del nostro lavoro abbiamo, ovviamente, cercato di portare a una definizione finale i testi dei drammaturghi, seguendo quel che ci era sembrata una linea di possibile sviluppo dei copioni presentati in partenza. A mo’ di riflessione generale – e inevitabilmente un po’ generica – trovo interessante notare che tutti e cinque i testi propongano, con le dovute differenze, un’idea di soggetto (inteso come personaggio) incompiuto e che cerca di definirsi in rapporto con l’ordine del “simbolico” al quale gioco forza appartiene. In due dei testi, sempre al netto delle differenze, irrompe l’immaginario religioso – cattolico, nello specifico. In altri il confronto con un paradigma familiare, trasmesso da stereotipi svuotati di senso o da “imperativi” generazionali. Infine c’è anche una frustrata ricerca dell’epica del quotidiano come fuga dal reale verso un immaginario non più religioso ma “mitico”. La debolezza dei soggetti mi sembra una cifra comune, assunta dagli autori con consapevolezza e condotta verso esiti sicuramente stimolanti. Scrittura del presente, insomma, ben al di là della mera e facile esposizione di argomenti di “attualità”. Ringrazio i cinque drammaturghi.
GLU AUTORI
LUCIANO MODICA
L’ultima residenza è stata l’occasione per fare il punto su tutto il lavoro fatto durante questi mesi. L’accoglienza da parte di Nicolas e degli altri di Illinxarium è stata eccellente per cortesia e disponibilità. Personalmente sono molto soddisfatto dell’esperienza. Sono davvero contento di aver avuto l’opportunità di poter lavorare con Massimo, i suoi spunti e consigli sono stati fondamentali, ma anche di confrontarmi con gli altri drammaturghi selezionati. Credo che il percorso abbia fatto fare un bel salto in avanti al mio testo e di questo non posso che ringraziare NdN, Massimo Sgorbani e i miei simpaticissimi compagni di viaggio Camilla, Greta, Carolina, Sofia e Matteo.
CAROLINA BALUCANI
In questa ultima residenza era importante che l’attore/autore cominciasse a dare una idea di come trasformare e fare suo il testo riscrivendolo tramite improvvisazione. Incontrando Massimo e lavorando un po’ sul testo in improvvisazione mi sono chiarita le idee su come fortificare l’azione di ricerca della madre che fa il figlio e che costituisce il suo desiderio. Da essa è ingenerato ogni conflitto e ogni lotta del nostro scritto. Non è un dialogo con la madre ma un monologo e dunque un dialogo nascosto e necessario per ritrovare la madre ed educarla a soffrire. Per il testo definitivo vanno chiariti a fondo gli scenari/le situazioni concrete in cui questa lotta avviene con fisiologiche aggiunte e correzioni del testo in modo da renderlo vivo sulla base delle improvvisazioni di scrittura scenica di Matteo e sulla base della fissazione delle situazioni concrete su cui si muove l’azione di ricerca della madre.
GRETA CAPPELLETTI
L’ultima tappa è stata fondamentale per leggere le modifiche più sostanziali del mio testo. Penso si possa lavorare in maniera più costruttiva sull’incontro con i ragazzi di Campo Teatrale che sono stati molto disponibili, ma il tutto si è risolto in una chiacchierata sulla trama del testo in questione.
CAMILLA MATTIUZZO
La residenza a Inzago è stata una vera e propria resa dei conti finale. Abbiamo avuto la possibilità di fare il punto sui testi, di confrontarci e di darci le ultime indicazioni. Massimo, come sempre, ci ha dato consigli e ha sollevato questioni importanti per quanto riguarda la drammaturgia ma anche per quanto riguarda lo step successivo, ovvero la trasposizione scenica del testo. L’interazione con gli altri partecipanti anche questa volta è stata molto costruttiva e si è creato un legame tale da rendere gli incontri non solo un momento di lavoro ma anche un momento di piacere.