Un carnevale per Sole e Baleno
di Marco Gobetti
Personaggi:
Sole Una ragazza di 24 anni
Baleno Un ragazzo di 35 anni
Al centro un tavolo e due sedie; sul tavolo una bottiglia di whisky, due bicchieri, un candelabro e
qualche candela sparsa.
BALENO e SOLE sono seduti al tavolo; BALENO indossa una maschera da maiale, SOLE
indossa una maschera da grillo.
BALENO – Sei buffa così.
SOLE – Tu invece mi fai venire voglia di piangere: finalmente so quel che sei.
BALENO – Gentile.
SOLE – Scherzo, dai. Che sogno hai fatto?
BALENO – No. Dopo. Ce lo diremo tutti dopo la sfilata. I patti sono chiari.
SOLE – Andiamo allora.
BALENO – Dimentichi il resto.
SOLE – Che cosa?
BALENO – Non ricordi? Prima fai quel che devi. Eri d’accordo, mi sembra. Tirali fuori.
SOLE – Prima tu.
BALENO – Li ho buttati stamattina.
SOLE – Dai! Non ci credo.
BALENO – Diritto nel camion della spazzatura, nella bocca tritatutto, stamattina all’alba.
Silenzio. SOLE si guarda intorno.
SOLE – Non capisco. Perché questa buffonata?
BALENO – Te l’ho già detto: senza documenti vivo meglio.
SOLE – Non mi convinci, Baleno: non sei il tipo da luoghi comuni.
BALENO – Mi concentro di più. È come per la carne: se non la mangio sto meglio, lo sai.
SOLE – Lo so. Non piace più neanche a me, è troppo morta.
BALENO – Fa male, è solo che fa male.
SOLE – E il resto? Spiegami tutta la buffonata.
BALENO – Che cosa?
SOLE – Quella del carro.
BALENO – Sono anni che facciamo il carro di carnevale.
SOLE – Sì, ma mascherarsi da uno dei personaggi del sogno che più ricordiamo dell’anno
trascorso… Come hai convinto gli altri?
BALENO – È bastato insistere.
SOLE – Già è difficile dirlo, figurati farlo.
BALENO – Sole…
SOLE – Dimmi.
BALENO – Abbiamo due maschere in faccia, non c’è voluto molto. Butta i documenti e ti
spiego il resto.
SOLE – Ti prendevo in giro. Li ho già buttati anch’io.
BALENO – Bugiardona!
SOLE – Ieri sera. Nella tazza del cesso, ho tirato l’acqua e sono spariti.
Silenzio.
BALENO – Io odio le sfilate di carnevale, odio i carri: mi hanno sempre messo tristezza,
già da bambino non li sopportavo.
SOLE – Perché allora?
BALENO – Mi coprivo addirittura gli occhi. Ogni stella filante, ogni manciata di coriandoli
era come una fucilata per me.
SOLE – Sei patetico.
BALENO – No, per oggi sono un maiale. Mi sembra che basti.
SOLE – Perché allora hai combinato con loro? Le maschere del sogno più bello e tutto
quanto, perché?
BALENO – Credevo di farcela. E invece no. Non andremo alla sfilata, Sole.
Silenzio.
SOLE – Tu sei pazzo.
BALENO – È solo una piccola variazione.
SOLE – Che cosa diranno gli altri se non ci vedranno arrivare?
BALENO – a.
SOLE – Perché non vuoi andare sul carro? Sarà già tutto pronto, il trattore acceso. Ci
aspettano.
BALENO – Faranno senza di noi.
SOLE – E la cena?
BALENO – Restiamo qui, Sole. È un bel po’ che volevo stare solo con te. Se ti va lo
faremo stasera.
SOLE – Sono tanti anni che fate la cena tutti insieme dopo la sfilata, è una tradizione, l’hai
detto tu.
BALENO – Dopo la sfilata non si ricorderanno nemmeno di noi. A cena si toglieranno la
maschera, mangeranno, berranno e si racconteranno il loro sogno più vivo, quello con cui
si sono travestiti.
SOLE – E a quel punto si ricorderanno eccome di noi, perché sei tu che hai convinto tutti a
mascherarsi col sogno più bello dell’anno.
BALENO – E allora? Ci cercheranno.
SOLE – Ma non ci troveranno.
BALENO – E certo non se ne stupiranno.
SOLE – Certo che no.
BALENO – Andranno tutti a dormire tranquilli. Come gli anni scorsi. Sarà un carnevale
come gli altri. E a me non piace il carnevale. Dai, restiamo qui.
SOLE – Non so, mi sembra tutto troppo strano.
BALENO – Il chiasso.
SOLE – Dove?
BALENO – Forse è solo per il chiasso: è il chiasso che non mi piace. Stiamo qui, per
favore. Lo faremo qui, il carnevale. Lo faremo senza la folla e i rumori.
SOLE – Va bene, ci sto. Però adesso mi racconti il tuo sogno: voglio proprio sapere
perché hai la faccia da porco.
BALENO – Se Sole mi dirà perché ha la faccia da grillo, Baleno le dirà perché ha la faccia
da porco.
Silenzio.
SOLE – Accendiamo le candele?
BALENO – Certo!
SOLE si alza, pianta due candele nel candelabro, si risiede al tavolo e le guarda.
BALENO si alza, estrae di tasca un accendino e accende le candele; si risiede al tavolo, di fronte a
SOLE. Fra loro, a centro tavolo, il candelabro con le candele accese.
IL CARRO FINTO
SOLE – Saranno già partiti a quest’ora.
BALENO – Chissà che maschere avranno.
SOLE – In fondo che cosa ce ne frega?
BALENO – Niente. Proprio niente. A ciascuno i suoi sogni. Sai Sole, la sfilata possiamo
farla anche qui.
SOLE – Qui?
BALENO – Basta immaginare.
BALENO si alza e posa candelabro, candele, bottiglia e bicchieri per terra.
BALENO – Siediti sul tavolo.
SOLE – (alzandosi) Perché?
BALENO – Tu guidi il trattore!
SOLE lo guarda immobile.
SOLE – (saltando a sedere sul tavolo) Si parte!
BALENO – (mettendosi dietro di lei e spingendo il bordo del tavolo) Dai, fai brum brum!
SOLE – Ma sei scemo?
SOLE fa per scendere.
BALENO – (trattenendola) No! Dove vai? Brum brum! Il rumore del trattore. Io farò il rumore
della gente! Dai!
SOLE – Brum brum! Bruuuuum. Brum brum brum. Bruuuuuuuuuuuuuuum!!!
BALENO – Eeeeeeeeeeeeeeeeee! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Evviva!!!
SOLE – Bruuuuuuuuuuuum brum brum!
BALENO – Ah ah ah ah ah! Ooooooooooooooooooooo! Viva il Carnevale!
Uuuuuuuuuuuuuuuuuu!
BALENO spinge ancora di più per fare avanzare il tavolo, che invece di spostarsi si solleva in
avanti facendo cadere a terra SOLE.
SOLE – Ma sei scemo?
BALENO – No. Si è solo rovesciato il trattore. È carnevale!
SOLE – (rialzandosi) Se vogliamo stare qui, se proprio non vuoi andare alla sfilata,
promettimi una cosa, Baleno.
BALENO – Non facciamo più cazzate?
SOLE – Bravo. A volte mi stupisci.
BALENO – Anche tu.
SOLE – Sei proprio un tipo strano.
BALENO – Anche tu non scherzi. Parli della faccia?
SOLE – (andandogli a faccia a faccia) Porco!
BALENO – Grillo!
BALENO e SOLE scoppiano a ridere e si abbracciano.
BALENO – Ti sei fatta male?
SOLE – No. Ma mi sento idiota.
BALENO – A me succede tutte le mattine.
SOLE – Non è una ragione per tirarci dentro gli altri.
BALENO – (rimettendo in piedi il tavolo) Sediamoci tranquilli.
BALENO rimette candele e candelabro, bottiglia e bicchieri sul tavolo.
BALENO e SOLE si siedono al tavolo.
BALENO – (allungando la mano verso la bottiglia) Un po’ di whisky?
SOLE – No, non ho sete.
BALENO – (ritraendo la mano) Come vuoi.
Silenzio.
BALENO – Ma sì… hai ragione, per bere dovremmo toglierci le maschere: che Carnevale
sarebbe?
I SOGNI
SOLE – Perché hai la faccia da porco?
BALENO – Ero in macchina, con un amico. Guidavo io. Venivamo da Collegno, andavamo
a Villarfocchiardo. Portavo la macchina dall’elettrauto. Stavamo salendo su un ponte, una
strada diritta che ho fatto tante volte, la conosco bene. Ma nel sogno quella strada aveva
un bivio sulla destra, a metà salita. C’era un carabiniere che faceva deviare tutte le
macchine sulla destra e così abbiamo svoltato anche noi; proseguendo abbiamo sentito
degli spari e abbiamo guardato verso il ponte e là c’era un mucchio di gente che si
sparava addosso. Noi eravamo tranquilli, ci stavamo allontanando. Poco dopo ho sentito
una sirena che si avvicinava, una macchina grigia ci ha superato e ci ha tagliato la strada.
È sceso un agente della Digos, che ha subito sparato un colpo di pistola verso di noi: il
proiettile ha bucato il parabrezza e mi è entrato nel collo. Mi sono toccato il collo, ma non
usciva sangue: sentivo solo il proiettile dentro, ma non faceva male. Adesso muoio,
pensavo. Però passavano i minuti e stavo benissimo. È arrivata l’ambulanza e mi ha
portato all’ospedale e lì c’erano tanti dottori intorno a me e mi chiedevano che cosa avevo
fatto: perché l’agente mi aveva sparato? E io gli ho detto che l’aveva fatto senza motivo,
ma loro non mi credevano – «Impossibile!», dicevano – e insistevano a chiedermi perché.
Gli ho detto più volte che dovevano estrarmi il proiettile dal collo e loro mi dicevano che il
proiettile non aveva importanza, che dovevo dirgli la verità. È lì che ho visto arrivare dal
fondo della stanza l’agente della Digos, che in realtà però era anche un giornalista e al
posto della pistola aveva una macchina fotografica; sai, come capita nei sogni, che si può
essere due persone contemporaneamente… Ecco, quello lì aveva la testa di un maiale.
SOLE – E l’hai riconosciuto?
BALENO – Subito, sia l’agente che il giornalista.
SOLE – Diglielo, gli farà piacere.
BALENO – Ma dai! È solo un sogno. Io sono stanco. Non dirò più a a quelli lì. Tu
perché hai la faccia da grillo? Che sogno hai fatto?
SOLE – Camminavo in un prato, di notte. Fuori da Buenos Aires. Mi sono inciampata e
sono finita faccia a terra. C’era un buco in terra fra l’erba, un buchino proprio davanti ai
miei occhi. Mi sono rialzata, continuando a fissare quel buco. Dal buco è uscito piano
piano un grillo e a mano a mano che usciva diventava sempre più grande. Era alto come
me.
«Cosa fai qua?», gli ho chiesto.
«Cerco la rugiada», mi ha detto.
Era mio padre, l’ho riconosciuto dalla voce.
«Vuoi qualcosa?», mi ha chiesto.
«Un caffè.»
Lui aveva un cappotto nero. Ha cacciato una mano in tasca e ha tirato fuori una tazzina di
caffè fumante. Io l’ho sorseggiato pian piano e mentre bevevo lui diventava sempre più
chiaro, finché è scomparso.
BALENO – Che strano sogno!
SOLE – Era normale il tuo!
BALENO – Non c’è confronto.
SOLE – Smettila testone! Sai, l’ho fatto pochi giorni dopo che ero arrivata a Torino, il
sogno. All’asilo occupato. Ci ripenso sovente, a quella porta aperta. Quando sono arrivata,
c’era la porta aperta. All’asilo occupato. Ho trovato una famiglia, lì. Poi l’ho rifatto tante
altre volte, quel sogno. E ogni volta il grillo diventava un’altra persona. Era un bel film, ogni
notte diverso.
BALENO – Sei patetica.
SOLE – No. Per oggi sono un grillo, mi pare che basti.
BALENO – Meglio farci un goccino.
SOLE allunga la mano verso la bottiglia.
BALENO – No, dai! Beviamo dopo. Non ho voglia adesso.
SOLE – (ritraendo la mano) Come vuoi. Che whisky è?
BALENO – Roba semplice. L’ho preso al supermercato.
SOLE – Di marca?
BALENO – Non tanto.
SOLE – Spilorcio.
L’AMORE
BALENO – Sole, vuoi fare l’amore con me?
SOLE – Ma sei rincoglionito?
BALENO – Perché? È necessario?
SOLE – Cretino.
BALENO – Ti piace insultare.
SOLE – Io me ne vado. Sole si alza.
BALENO – No, resta! È Carnevale. Sole si risiede. Sai, io una volta mi sono sentito morire.
Per una donna, per una donna che mi aveva tradito.
SOLE – Io ti ho desiderato fin dal primo momento che ti ho visto.
BALENO – Davvero?
SOLE – Sì.
BALENO – Perché non me l’hai detto?
SOLE – Un uomo dovrebbe capire.
BALENO – Mi amavi?
SOLE – Se lo chiami così… sì, una sera. Una sera dopo l’altra. Ti senti morire anche per
questo?
BALENO – No, mi viene da ridere.
SOLE – Sono io che ti faccio ridere?
BALENO – Mi fa ridere pensare a un grillo nudo, tutto qua.
SOLE – Io non mi sto divertendo.
BALENO – Neanche io.
SOLE – Dimmi di te.
BALENO – Non ci penso proprio. Non voglio mica che domani tutti ne parlino.
SOLE – Mi stai dando della pettegola?
BALENO – No. Voglio solo farti arrabbiare. Mi piace.
SOLE – Sei davvero un figlio di puttana.
BALENO – Lo so, ma non ci posso fare niente.
SOLE – Ti sta davvero bene quella maschera.
BALENO – La tua invece sarebbe più bella senza te dietro.
SOLE – La vuoi finire?
BALENO – Sì, se vuoi sì. Sole… il fatto è che ti amo.
SOLE – Io non più. O forse sì. Insomma, ne sono sicura. Ti basta?
BALENO – È anche troppo. Beviamo.
SOLE – No. Troppo facile ubriacarsi.
BALENO – Però è Carnevale.
SOLE – Non vuole dire niente.
BALENO – Hai ragione. Non vuole dire proprio niente.
SOLE – E poi, il Carnevale vero è fuori di qua.
BALENO – Per fortuna. L’abbiamo scampata bella.
LA CURIOSITA’
SOLE – Baleno, lo sai che è strano guardarti sapendo che faccia hai veramente?
BALENO – Io una volta ho parlato per mezz’ora con una persona che non conoscevo.
SOLE – E allora?
BALENO – È che lei mi conosceva, ma io non mi ricordavo chi fosse.
SOLE – Quindi?
BALENO – Forse tu guardandomi ora provi la stessa cosa.
SOLE – Io mi ricordo perfettamente la faccia che hai.
BALENO – Perciò ti ricordi anche chi sono.
SOLE – Anche chi sei.
BALENO – Una memoria prodigiosa!
SOLE – Non mi lamento.
BALENO – Sole, ti posso chiedere una cosa?
SOLE – Prova.
BALENO – Tu fai il bagno o la doccia?
SOLE – Ma sei deficiente? Lo sai.
BALENO – È una domanda del porco al grillo. Inventa.
SOLE – Va bene. Mi ripeti la domanda?
BALENO – Tu fai il bagno o la doccia?
SOLE – Dipende.
BALENO – Di solito?
SOLE – Doccia.
BALENO – E quante volte la fai alla settimana?
SOLE – Che cosa te ne frega?
BALENO – Era solo per sapere. Per conoscerti meglio.
SOLE – Già. È importante.
BALENO – Io lo so che faccia hai veramente. La vedo spesso, mi basta chiudere gli occhi.
SOLE – Adesso mi dirai che mi sogni anche di notte.
BALENO – Sì, ma non sono sogni importanti. Altrimenti non avrei questa maschera.
SOLE – Bastardo!
SOLE allunga la mano e gli accarezza la faccia. Lui le afferra il braccio e lo riporta sul tavolo.
BALENO – È bello accarezzare un maiale, vero?
SOLE – (prendendogli la mano e portandosela sulla faccia) Quasi quanto lo è accarezzare un
grillo. Prova.
BALENO – (ritraendo la mano) Tu sei un grillo speciale.
SOLE – Me l’hanno già detto in tanti. Ma mi fa solo ridere. Mi piace di più sentire il vento.
È meno diretto. Si fa i fatti suoi. Non fa sudare. La vita non è fatta di zucchero per me. Mi
piacciono i sottaceti. E le aringhe sotto sale.
BALENO – Se il grillo vuole, il maiale lo invita a cena, una sera di queste.
BALENO e SOLE si guardano in silenzio.
BALENO e SOLE – (contemporaneamente, allungando le mani verso la bottiglia) Beviamo.
BALENO e SOLE ritraggono le mani e tornano a guardarsi.
LA GRAMMATICA
BALENO – Bere. Indicativo presente.
SOLE – Io bevo
Tu bevi
Egli beve
Noi beviamo
Voi bevete
Essi bevono.
BALENO – Sudare. Participio passato.
SOLE – È un gioco?
BALENO – Sbagliato.
SOLE – Scusa. Sudato.
BALENO – Guardare la televisione. Condizionale.
SOLE – Che tempo?
BALENO – Quello che vuoi.
SOLE – Io guarderei la televisione
Tu guarderesti la televisione
Egli guarderebbe la televisione
Noi guarderemmo la televisione
Voi guardereste la televisione
Essi guarderebbero la televisione.
BALENO – Colpire e terrorizzare. Congiuntivo.
SOLE – Sempre al tempo che voglio?
BALENO – Sempre al tempo che vuoi.
SOLE – Che io colpissi e terrorizzassi
Che tu colpissi e terrorizzassi
Che egli colpisse e terrorizzasse
Che noi colpissimo e terrorizzassimo
Che voi colpiste e terrorizzaste
Che essi colpissero e terrorizzassero.
BALENO – Luccicare. Gerundio presente.
SOLE – Luccicando.
BALENO – Brava! Esplodere. Passato prossimo indicativo.
SOLE – Io sono esplosa
Tu sei esploso
Egli è esploso
Noi siamo esplosi
Voi siete esplosi
Essi sono esplosi.
BALENO – Restare con una gamba. Trapassato prossimo indicativo.
SOLE – Io ero restata con una gamba
Tu eri restato con una gamba
Egli era restato con una gamba
Noi eravamo restati con una gamba
Voi eravate restati con una gamba
Essi erano restati con una gamba
BALENO – Ti piace?
SOLE – Piacere. Gerundio. Tempo che vuoi.
BALENO – Avendo piaciuto.
SOLE – Sicuro?
BALENO – No.
SOLE – Finire di ridere. Passato remoto.
BALENO – Modo?
SOLE – Indicativo.
BALENO – Io finii di ridere
Tu finisti di ridere
Egli finì di ridere
Noi finimmo di ridere
Voi finiste di ridere
Essi finirono di ridere.
SOLE – Incominciare a piangere. Stesso tempo.
BALENO – Io incominciai a piangere
Tu incominciasti a piangere
Egli incominciò a piangere
Noi incominciammo a piangere
Voi incominciaste a piangere
Essi incominciarono a piangere.
SOLE – Essere schiavi. Presente indicativo. Prima persona plurale.
BALENO – Noi siamo schiavi.
SOLE – Ribellarsi. Futuro.
BALENO – Futuro come?
SOLE – Futuro e basta.
BALENO – Quale persona?
SOLE – Tutte quante.
BALENO – Io mi ribellerò
Tu ti ribellerai
Egli si ribellerà
Noi ci ribelleremo
Voi vi ribellerete
Essi si ribelleranno.
SOLE – Volerla smettere. Indicativo presente. Prima persona plurale.
BALENO – La vogliamo smettere.
SOLE – Forma interrogativa.
BALENO – La vogliamo smettere?
SOLE – No. Essere coglioni. Indicativo presente. Prima persona singolare.
BALENO – Sono un coglione?
SOLE – Forma affermativa.
BALENO – Sono un coglione.
SOLE – Aggiungere: oltre che un porco.
BALENO – Sono un coglione oltre che un porco. Non vale però.
SOLE – Stai imbrogliando.
BALENO – Io sto imbrogliando
Tu stai imbrogliando
Egli sta imbrogliando
Noi stiamo imbrogliando
Voi state imbrogliando
Essi stanno imbrogliando.
SOLE – Beviamo?
BALENO – Indicativo presente. Prima persona plurale. Forma interrogativa. Risposta: no.
SOLE – Basta così?
BALENO – Non è un verbo.
SOLE – Allora basta così.
I SEGRETI
SOLE – Hai mai ucciso qualcuno?
BALENO – Sì, da bambino. Una lucertola.
SOLE – Parlavo delle persone.
BALENO – Pensa alla tua faccia e ti basteranno le lucertole.
SOLE – Va bene. Hai ragione.
BALENO – Avevo cinque o sei anni. Erano giorni che accompagnavo un mio amico a
caccia.
SOLE – Quanti anni aveva il tuo amico?
BALENO – Otto anni.
SOLE – E andava a caccia a otto anni?
BALENO – Sì. Di lucertole. Aveva un fuciletto ad aria compressa, che sparava dei proiettili
di gomma rossi. Al pomeriggio le lucertole prendevano il sole sul muro della chiesa. Io
dovevo raccogliere quelle che lui beccava: erano tutte sbudellate e io le andavo a gettare
in una pozzanghera dietro alla chiesa.
SOLE – Che schifo!
BALENO – No. Mi piaceva. Un giorno ha fatto sparare anche me.
SOLE – L’hai beccata?
BALENO – Sì.
SOLE – È morta?
BALENO – Tagliata in due. Mi sono sentito fortissimo. Poi l’ho guardata: la coda si
muoveva ancora, la metà con la testa invece tremava solo. Lì le ho voluto bene.
SOLE – Un po’ tardi.
BALENO – Sì, era troppo tardi. Ho preso le due metà e le ho buttate nella pozzanghera. E
ho ricominciato a sparare contro il muro della chiesa. Mi sembrava che se ne avessi
ammazzate tante, ma proprio tante, forse la prima mi avrebbe perdonato. E in tante mi
avrebbero voluto bene.
SOLE – Sì, forse una strage è meglio di un omicidio. Almeno dopo tutti ti vogliono bene.
A me è successo con una farfalla.
BALENO – Colorata?
SOLE – Gialla e nera. Bellissima. Avevo dieci anni. Era su un marciapiede, l’ho pestata
con un piede. Quando ho sollevato il piede c’era una macchia nera al suo posto, delle ali
neanche l’ombra. Ho alzato gli occhi e c’era mio padre davanti a me; non mi ha detto
a, mi ha preso per mano e mi ha portato a fare una passeggiata nel bosco.
Camminavo guardando per terra, non riuscivo a parlare. Non ho mai più ucciso farfalle.
Invece, forse avrei dovuto ammazzarne tante.
BALENO – Perché tutti ti volessero bene?
SOLE – No, per cacciare la vergogna.
BALENO – C’è sempre tempo. Per tutti.
SOLE – Faremo la guerra?
BALENO – È Carnevale!
IL CARRO VERO
SOLE – A quest’ora ci staranno cercando.
BALENO – Già, avranno finito di cenare.
BALENO e SOLE si tolgono le maschere.
BALENO – Ciao Sole!
SOLE – Ciao Baleno!
BALENO e SOLE, trattenendo a stento il riso, prendono i bicchieri e li sollevano verso l’alto.
SOLE – Al Carnevale!
BALENO – Al Carnevale!
BALENO e SOLE bevono tutto d’un sorso.
Posano i bicchieri sul tavolo.
Si guardano.
Si portano le mani sullo stomaco, si alzano e, contorcendosi per un forte dolore, cadono a terra.
EPILOGO
Buio e contemporaneamente una voce:
«Il 5 marzo 1998 a Torino sono stati arrestati tre anarchici che abitavano la Casa di
Collegno. Lo squat viene chiuso dalle autorità. Contemporaneamente vengono attaccate
altre due case occupate: l’Asilo è sgomberato mentre all’Alcova l’operazione non riesce.
Edoardo Massari (Baleno) Maria Soledad Rosas (Sole) e Silvano Pellissero sono accusati
dal PM Maurizio Laudi di essere gli autori di alcuni attentati, avvenuti in Val Susa, contro i
primi cantieri del treno ad alta velocità.
I tre arrestati si dichiarano estranei alle accuse avanzate nei loro confronti.
Immediatamente nasce un vasto movimento di protesta contro la montatura di giudici Ros
e Digos, che si estende anche in altre città. Decine e decine di persone vengono intimidite,
pestate, inquisite, denunciate, processate e condannate.
Televisioni e giornali, di destra e sinistra scatenano una canea mediatica volta alla
criminalizzazione dei posti occupati torinesi e degli occupanti. Gli squatter diventano il
nuovo mostro da debellare.
Il 28 dello stesso mese Edoardo Massari (Baleno) muore impiccato nel carcere delle
Vallette.
L’11 luglio successivo muore nell’identico modo anche Soledad Rosas (Sole), lei pure in
stato di detenzione. 1»
1Dalla quarta di copertina del libro “LE SCARPE DEI SUICIDI – Sole Silvano Baleno e gli altri” di
Tobia Imparato, autoproduzione Fenix, Torino, 2003